Manuale di lingua e mitologia urbana

Palo (farsi un)

di Bracchetto da Verona
Pubblicato il
l’atto del fare, costruire, un palo per se stessi. Nel passaggio linguistico dal ben noto “fare il palo” al suddetto “farsi un palo” è da notare l’attenuamento semantico dell’espressione –non più esclusiva di attività malavitose o comunque sospette – attenuamento sottolineato anche dall’involuzione riflessiva del verbo: da “far il palo” a o per qualcuno al nostro “farsi un palo” con qualcuno o qualcosa, ma in fondo per se stessi. Ciò non toglie, comunque, che nell’attività quotidiana farsi dei pali –nella quale tutti noi primeggiamo- resista ancora una componente altruistica da non sottovalutare. Sono infatti diffusissime, tra amici, esortazioni quali: “fatti un palo” o, in situazioni di calamità multipla e imminente, addirittura, “fatti dei pali”. Volendo comprimere in poche parole la complessità epistemologica della nobile arte di farsi dei pali, potremo definirla come “L’urgenza di sublimare e/o dissimulare se stessi dietro ad un palo virtuale eretto all’istante e in maniera improvvisata, al fine di dissimulare qualsiasi attività o non-attività –spesso rimarchevole- si stesse svolgendo prima dell’avvenuta e subitanea consapevolezza della necessità di farsi un palo”. Spesso per farsi un palo basta davvero poco
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