Manuale di lingua e mitologia urbana

Cagone

di sukaqua da Tiranno
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per me che sono un montanaro, i cagoni sono i milanesi
| Voti: 22
di PICCIONE ‘82
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Persona che si sente monetariamente, culturalmente, socialmente superiore agli altri e trova i suoi pari solo nella sua cerchia di amici.

| Voti: 11
di Loris R. da Verona
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Cagone, a vr e princincia, è uno che non ti caga perché si ritiene di un'altra categoria (superiore).

-Ho provato ad attaccare bottone, ma non mi ha cagato di striscio...
-Cagona del cazzo
| Voti: 5
di Roger da La spezia
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Uno che caga a raffica.

| Voti: 3
di Joe Temptation da Freeland
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Il cagone è talmente pieno di merda che quando arriva te ne accorgi perchè gli cigolano anche le scarpe
| Voti: 0
di Joey Ramone da NYC
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Il cagone è uno che non ti caga, e chi non caga muore.
| Voti: -4
di dongelmini da eboli
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Cacasotto.

es. 

"Se non salti da quel muro sei un cagone"

| Voti: -9
di ROBBI TIZIANO ’78
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Vi racconto l’esperienza traumatica che ho vissuto con i miei due amici che chiameremo X e Y per la privacy. Mentre io mi chiamerò R, sempre per la privacy. Spero che questo nulla tolga all’efficacia del racconto. X, Y e R eravamo in vacanza al mare. Io, R, e il mio amico Y andavamo in bagno una volta al giorno. Il mio amico X non ci andava mai e noi lo prendevamo per il culo dicendogli, Prima o poi scoppierai, X, perché prima di una settimana non torniamo a casa e tu, magari, sei uno abituato al cesso di casa tua… E lui ci fa, No, ma io sul serio vado poco al bagno. Io gli dico, È curioso, perché tu sei vegetariano, continui a mangiare asparagi e fagioli, qualcosa verrà fuori alla fine della vacanza, no? Risultato è stato che una di quelle di sere d’estate, quando soffia la brezza e tu sei vestito poco perché è caldo, io, X e Y andiamo a fare un giro a piedi. Siamo finiti in un viale che aveva alti palazzi e file di platani da una parte e dall’altra. Metti settembre, poco prima dell’inizio della scuola, ragazzini delle medie si godevano le ultime serate libere. Il mio amico X aveva il cappuccio, come si usa portare di moda, e giocava a fare il Bel tenebroso. Stavamo chiacchierando, quando di sfuggita ho sentito questi ragazzini che dicevano, Grande Puffo!, Grande Puffo! La felpa con cappuccio del mio amico era blu, perciò ho detto, Senti X, ti stanno prendendo in giro in maniera bonaria, perché parlano di Grande Puffo. Adesso basta!, mi fa lui, tutto indignato, Bisogna che anche i giovani abbiano rispetto delle persone anziane, ritorniamo indietro! Va bene, ho detto io, Aspetta che chiamo Y. Ma Y un po’ titubante fa, No, io cammino dall’altra parte della strada che non si sa mai. Così ritorniamo indietro e quando siamo all’altezza dei ragazzi, questi ricominciano con la solita solfa, Grande Puffo!, Grande Puffo! Allora il mio amico X fa un movimento rotatorio quasi disarticolato ma tenendo però con grande abilità l’equilibrio su se stesso e, alzando la gamba sinistra a mo’ di ostacolo, tira una scoreggia paurosa, ma così paurosamente forte, ma così incivilmente forte, ma talmente potente e secca, che si è sentito l’eco tra i palazzi. E pochi attimi dopo il nostro amico Y, raggiunto dall’eco sull’altro lato della strada, si mette a correre. I ragazzini erano pietrificati e ammutoliti. Insomma, Grande Puffo gliel’ha fatta vedere, anzi, gliel’ha fatta sentire. Comunque, da lì in avanti tutti ritenevamo il nostro spirito d’avventura appagato, ma non doveva andare così. Non so se la fresca brezza o l’aria di mare, fatto sta che mr X in macchina, verso l’appartamento, ci comunica che deve andare in bagno. No, dico io, Non puoi. Se adesso ci vai tu, noi non possiamo più andare noi. No, dice lui convinto, Devo andare in bagno. Una volta arrivati sotto casa io, che pure dovevo andare in bagno, prima che X possa aver il tempo di ragionare, afferro l’unico mazzo di chiavi della casa –ci tengo a sottolinearlo-, mi fiondo al secondo piano e poi mi chiudo dentro. Prima di andare in bagno, però, avevo voglia di prendere un po’ in giro X e Y. Questi batteva contro la porta dicendo, Per principio voglio andare in bagno prima che ci vada X. Dopo che ebbi preso in giro a sufficienza Y, mi sono diretto trionfante al bagno. Apro la porta e caccio un urlo, perché seduto sul water c’è il mio amico X. Ma ‘scolta un attimo, gli faccio, siamo al secondo piano, ho chiuso la porta e le finestre, come cazzo hai fatto ad entrare? Aveva fatto una corsa incredibile attorno alla casa, dietro aveva trovato il tetto di un casotto, dove legna e utensili erano riposti, salito su quello, si era arrampicato alla grondaia ed era riuscito ad aggrapparsi alla finestra, che era solo appoggiata.

[registrazione vocale, fonte: conversazione da bar con Tiziano, primavera 2006]

| Voti: -14

Figate collegate